Ebbe ragione Caponnetto “È finito tutto”

Condividi questo articolo?

di Luigi Asero

I meno giovani (e forse qualche giovane) ricorderanno la frase dell’ex Capo Ufficio Istruzione di Palermo Antonino Caponnetto all’indomani della strage Borsellino, di cui oggi ricorre il 32° anniversario:

È finito tutto…

Un giorno che, al pari delle Torri Gemelle, chi lo ha vissuto ne ha memoria indelebile, ricordando pur i particolari di cosa stava facendo nei minuti in cui si diffuse la notizia della tragedia appena avvenuta a Palermo, a 56 giorni dall’altra strage, quella di Capaci.

A Capaci, 23 maggio 1992, con il Giudice Giovanni Falcone morirono la moglie, il Giudice Francesca Morvillo e tre uomini della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Quel 19 luglio, 56 giorni dopo, in via D’Amelio, morirono il Giudice Paolo Borsellino insieme a cinque membri della sua scorta (fra cui la prima donna poliziotta uccisa in una strage di mafia), Emanuela Loi, con lei furono disintegrati letteralmente Agostino Catalano, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Fuori da tutte le retoriche di questi ricordi, dove spesso a “ricordare” ci sono quei pezzi dello Stato che hanno proprio tradito quei Giudici (che meriteranno in eterno la G maiuscola!), dove bene fa Fiammetta Borsellino a sottolineare tutti i depistaggi e con i quali ha difficoltà a unirsi oggi vogliamo sottolineare come “È finito tutto” fu una frase profetica. Perché la parvenza di lotta alla mafia è cosa ben diverso dal farla davvero.

Ebbe ragione il Dottor Caponnetto. Con quella strage chi si celava dietro la mafia definì la fine di un’epoca e l’inizio di una nuova stagione.

La nuova mafia si evolveva. Lasciava ai pesci piccoli le questioni di strada per andare a occuparsi dei veri grandi affari facendolo dall’interno di tutte le maggiori istituzioni economico-finanziarie.
Il risultato di quell’ultima strage è oggi sotto gli occhi di tutti, ma talmente evidente che nessuno lo vede, scambiandolo appunto per “normalità”.

Adesso qualcuno dirà che non è vero che fu l’ultima strage, che sono seguite altre terribili stragi, ricorderà altre stragi del ’92 e del ’93 a Firenze, Milano e Roma, ma erano appunto fatte da quella mafia caduta nel tranello di Poteri ben al di sopra di essi e che cercò di reagire perché capì che il terreno cedeva sotto i loro piedi ormai rimasti nudi.

Un nuovo assetto si apprestava a dominare, una mafia di “colletti bianchi” irreprensibili, apparentemente persone importanti ben lontane dalle canne fumanti delle armi e dagli affarucci di mezza tacca quali estorsioni, traffici illeciti… Persone capaci di condurre affari sporchi, sporchissimi, senza che mai una sola macchia intaccasse le loro bianchissime camicie.

Palermo, la Sicilia, l’Italia, l’Europa ormai non più preda ma vera parte integrante di quel Potere intrecciato fra mafia e massoneria (e nemmeno tanto occulto) che è riuscito a insinuarsi ovunque, dai più alti piani politici (di ogni colore politico, non cadiamo nelle finte divisioni politiche) ai più alti piani scientifici, ai più alti piani di ogni “Eccellenza”.
È finito tutto. E noi qui, illusi, come gli ultimi giapponesi nella giungla, convinti che possa ancora migliorare.
Addio Paolo, addio a voi Ragazzi che avete cercato di proteggerlo, addio alla speranza. Il mondo migliore esiste, esisterà. Ma non (forse) su questa Terra.

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.